La tesi di Sonia Chianchiano, dal titolo Marisa Volpi Orlandini. Critica militante nei decenni Sessanta e Settanta, discussa nel marzo 2018 (Ca’ Foscari-IUAV, Venezia), affronta il ruolo di critica d’arte militante ricoperto da Marisa Volpi a partire dalla metà degli anni Cinquanta fino agli anni Settanta, individuando le sue principali collaborazioni, le figure di riferimento e il contesto nel quale si è trovata a operare.
Attraverso una ricognizione bibliografica e l’analisi di documenti inediti rintracciati tra le carte della studiosa, oltre che in archivi e fondi privati dislocati tra Roma, Firenze, Venezia e Torino, sono state approfondite le sue ricerche sin dagli anni di formazione longhiana, indagando prevalentemente il suo contributo nell’ambiente culturale romano.
È stato, infatti, preso in esame il suo ruolo prima attorno agli spazi della Libreria Einaudi di Via Veneto, che nei primissimi anni Sessanta ospitò mostre d’arte grafica di artisti di fama internazionale come Joan Miró, Jean Dubuffet, Hans Hartung, Alberto Giacometti ed Emilio Vedova, e poi attorno alla sede della rivista “QUI arte contemporanea”, dove Volpi presentò numerosi dibattiti e significative esposizioni, tra le quali Immagini del colore, La terza dimensione, I materiali e Vedo. Il suo particolare apporto è stato analizzato anche alla luce della sua esperienza negli Stati Uniti, che nel 1966 la porta a confrontarsi con i principali protagonisti dell’arte americana, incontrando sia artisti come Roy Lichtenstein, Robert Rauschenberg, Louise Nevelson e Barnett Newman, sia critici d’arte quali Harold Rosenberg e Clement Greenberg, visitando, inoltre, fondamentali esposizioni come la celebre Primary Structures al Jewish Museum di New York.
Rispetto all’arco temporale affrontato, sono riportati in appendice l’elenco dei suoi scritti, una selezione di fotografie, la trascrizione di parte della sua corrispondenza e alcune interviste a coloro che incrociarono per ragioni diverse il suo percorso.