Lo studio di Marisa Volpi è un luogo del pensiero e la testimonianza di uno stile. Lo stile è quello del design moderno e minimale: un tavolo Saarinen ovale, le sedie Breuer, la lampada Arco di Castiglioni, un tappeto sardo, in un salone luminoso all’ultimo piano di un palazzo in via Panama, a Roma.
Il pensiero è quello che si è esercitato giorno dopo giorno in quello spazio, fra i cataloghi d’arte, le opere degli artisti, le risme di fogli per i saggi e i quaderni neri su cui Marisa Volpi scriveva le prime versioni dei suoi racconti e dei diari.
La mostra al Mlac di Roma ha come fulcro la ricostruzione parziale di questo ambiente e il tavolo bianco a sua volta ne è il centro. Intorno a questo tavolo, gli ospiti dell’inaugurazione del 20 aprile 2017 hanno preso letteralmente e idealmente posto per ascoltare i ricordi e le letture e prendere un tè rituale, che unisce presenti e assenti nella continuità dello studio.
Amici e amiche, colleghe e colleghi, artisti, allieve di diverse generazioni, studenti e studentesse hanno animato la sala del Museo Laboratorio d’arte contemporanea, dove restano esposte fino al 15 maggio una selezione di foto storiche dagli anni ’50 agli anni ’90, una scelta di documenti, lettere, appunti autografi, dépliant di mostre diventati rari, manifesti. A ricordare la lunga carriera di Marisa Volpi docente, c’è anche un vecchio proiettore di diapositive con il carrello rotondo, il carrousel che manda a loop le immagini di alcune lezioni-tipo di Marisa Volpi, sul filo delle trasformazioni dell’arte nei due secoli a cui lei si è più dedicata, l’Ottocento romantico, impressionista, simbolista e il Novecento delle avanguardie, dei ritorni all’ordine, dell’Informale, del minimal, del concettuale, dei nuovi ritorni alla figura. La sua voce si sente in un’intervista del 1968 – proveniente da Teche Rai – sul tema dell’happening. Le sue preferenze figurative si vedono nel pannello con le cartoline, gli inviti, i ritagli che lei teneva nel suo studio.
Nel pomeriggio del 20 aprile 2017 sono intervenuti il direttore del Mlac Claudio Zambianchi, la direttrice del Dipartimento di Storia dell’arte e Spettacolo Marina Righetti, Antonella Sbrilli, co-curatrice della mostra, Maria Teresa Benedetti, amica e collega di Marisa Volpi nell’Istituto Statale d’Arte per l’Arredo e la Decorazione della Chiesa; Dino Cucinelli ha ricordato la presenza di Volpi come docente di Storia dell’arte e delle arti applicate presso l’Istituto d’arte di via Conte Verde; Guido Strazza e Lorenza Trucchi hanno tracciato un profilo di Marisa Volpi critica e sostenitrice degli artisti negli anni ’60 e ’70; Caterina Volpi ha commentato dei frammenti tratti da Le ore, i giorni e l’attrice Francesca Benedetti ha letto delle pagine dal racconto Caminito (dalla raccolta Il maestro della betulla, 1986).
Le curatrici