Marisa Volpi nasce a Macerata il 19 agosto del 1928 da Dante e Matilde Andreani.
Negli anni Quaranta vive con la famiglia a Roma, dove risiederà – tranne soggiorni a Firenze, Cagliari e Parigi – fino alla sua scomparsa, il 13 maggio 2015.
Formazione
A Roma, frequenta il Liceo – Ginnasio “Giulio Cesare” di Corso Trieste e segue i corsi dell’Accademia d’Arte drammatica “Silvio d’Amico”, interessandosi attivamente di politica nelle file del Partito Comunista Italiano.
Il 15 luglio 1952 si laurea all’Università “La Sapienza” di Roma con una tesi in Filosofia sul tema “Il pensiero politico di Pellegrino Rossi” . Dopo la laurea, sceglie di specializzarsi a Firenze con Roberto Longhi (1890-1970). A Firenze – come racconta ne La casa di via Tolmino – alloggia “in un antico convento in via San Gallo, insegnando alle ragazze interne”.
All’università “nell’edificio delle Scuderie Granducali, al numero 4 di piazza San Marco”, conosce e diviene amica di Carla Lonzi (1931-1982), con cui compie diversi viaggi di studio in Europa.
Si perfeziona in Storia dell’arte medievale e moderna nell’autunno del 1956 con una tesi sulla pittura del Settecento dal titolo “Il percorso di Corrado Giaquinto” (primo relatore Roberto Longhi).
A queste ricerche che gettano luce su aspetti di artisti come lo stesso Giaquinto e Domenico Mondo, si affianca da subito l’interesse per il contemporaneo, inaugurato dall’articolo su “Paragone” n. 69, 1955, dedicato a Ben Shahn e scritto con Carla Lonzi a quattro mani “perché pensavamo che si doveva collaborare”, come racconta in Una testimonianza autobiografica (L’arte delle donne, Meltemi 2001).
Nel 1966 ottiene una borsa Fulbright per ricercatori e soggiorna diversi mesi negli Usa insieme con il marito Ferdinando Orlandini (1926-1988), incontrando i maggiori protagonisti dell’arte, della critica e del collezionismo statunitense e pubblicando, al rientro, numerosi articoli, interviste e il volume Arte dopo il 1945. Usa (Cappelli, 1969).
Insegnamento
Dalla fine degli anni Cinquanta all’inizio dei Settanta, insegna nelle scuole, fra cui l’Istituto Statale d’Arte per l’Arredo e la Decorazione della Chiesa, diretto da Enzo Rossi (ora Liceo Statale d’Arte Roma2), dove insegna Storia dell’arte e delle Arti applicate e stringe amicizia con i colleghi Maria Teresa Benedetti e Giuseppe Uncini.
Intanto, nel 1968 (l’anno in cui pubblica il libro Kandinsky. Dall’art nouveau alla psicologia della forma, Lerici) ottiene la “libera docenza” in Storia dell’arte contemporanea. Nell’anno accademico 1969-70, ha l’incarico per l’insegnamento di Storia dell’arte medievale e moderna e, dal 1972, anche quello di Storia dell’arte contemporanea presso l’Università di Cagliari, dove ha per colleghi, fra gli altri, Corrado Maltese e Gillo Dorfles. Svolge corsi orientati da una parte al classicismo romano del ‘600, dall’altra alle avanguardie e alla pittura americana del dopoguerra e si fa strada l’interesse per il tema dell’immaginario.
Confermata nel ruolo di docente nel 1974-75, è trasferita a Roma nel 1978, presso la Facoltà di Magistero (ora Università di Roma Tre), chiamata da Luigi Grassi nell’Istituto di Storia dell’arte medievale e moderna, dove insegna Sociologia dell’arte e ottiene la conferma a professore ordinario.
Il I novembre 1982 è chiamata presso La Sapienza, Facoltà di Lettere e Filosofia, alla cattedra di Storia dell’arte contemporanea che era stata di Nello Ponente (1925-1981), nell’Istituto di Storia dell’arte, dove ha per colleghi Angiola Maria Romanini e Maurizio Calvesi. Qui insegna fino al 2003. Dal 2004 è nominata Professore Emerito di Storia dell’arte contemporanea.
Nella sezione Insegnamento di questo sito, l’elenco dei corsi tenuti nelle diverse sedi accademiche.
Ricerca, curatela e critica
Nel 1964 cura la mostra L’Espressionismo. Pittura, scultura, architettura, tenutasi a Firenze, Palazzo Strozzi (catalogo Vallecchi a cura di Marisa Volpi e Giovanni Klaus Konig).
Nel frattempo, introdotta da Giulio Carlo Argan come consulente artistico della Libreria Einaudi in via Veneto – “nelle stanze allestite da Gardella”, si legge in Uomini, Mondadori 2004 –, organizza importanti mostre di arte grafica che spaziano da maestri come Kubin e Mirò, a Michaux, Hayter, Consagra.
Matura in questi anni il sodalizio e il dialogo con personalità come Luciano Pistoi (1927-1995), Plinio De Martiis (1920-2004), con gli artisti di Forma 1, con Burri, con Merz, con Paolini, con Cy Twombly e molti altri, mentre il viaggio negli Usa la porta in contatto con De Kooning, Rothko, Rauschenberg, Louise Nevelson.
Dal 1966 cura le esposizioni di artisti contemporanei italiani e internazionali presso la Galleria Editalia in via del Corso a Roma, la cui attività è legata alla rivista “QUI arte contemporanea”, diretta da Lidio Bozzini, fondata da Capogrossi, Colla, Fontana, Leoncillo e Sadun, sostenuti dai giovani critici Giovanni Carandente, Lorenza Trucchi e Alberto Boatto, oltre a Marisa Volpi. In occasione delle mostre, scrive le presentazioni, veri e propri testi critici, di numerosi artisti, tra cui: Carla Accardi, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Luciano Fabro, Marcia Hafif, Jannis Kounellis, Maurizio Mochetti, Giulio Paolini, Pino Pascali, Piero Sadun, Toti Scialoja, Antonio Trotta, Giulio Turcato, Giuseppe Uncini, Claudio Verna.
Gli inviti-presentazione delle mostre sono stati raccolti in tre volumi (I: 1966-1976, II: 1976-1986, III: 1987-1991) che testimoniano il vivace e denso programma della Galleria Editalia e della rivista “QUI arte contemporanea” svolto per oltre vent’anni e di cui Marisa Volpi è stata una voce primaria.
Mossa sempre dalla convinzione che “il critico prende dall’arte del suo tempo e dà a quella del passato”, come scrive nel saggio su Longhi in occasione della mostra a Ravenna del 2003, Marisa Volpi rafforza l’attività critica con lo studio della tradizione, e lo studio della tradizione con la ricerca a fianco e per gli artisti contemporanei. Un’indagine su Poussin e Du Fresnoy è svolta nello stesso periodo della pubblicazione del numero unico “Futuribili” (gennaio – febbraio 1972), in cui Marisa Volpi conduce un’inchiesta sul futuro dell’arte fra galleristi, critici, artisti, direttori di musei internazionali, mentre le sue note dall’Impressionismo alle ricerche più recenti sono raccolte nel 1973 nel volume La retina e l’inconscio.
Nel frattempo, l’attività pubblicistica è intensa e incessante, sulle pagine di quotidiani come Avanti! e Paese Sera e, in seguito, Il Giornale e Avvenire; sulle riviste più rilevanti degli anni Sessanta e Settanta, Marcatré, Civiltà delle Macchine, La Fiera Letteraria, Il Verri, Storia dell’arte.
Numerose sono le sue partecipazioni a convegni nazionali e internazionali, a conferenze, alle attività didattiche della Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, a commissioni di premi di pittura e scultura, e di letteratura.
Dall’inizio degli anni Ottanta, mentre si afferma anche come scrittrice, rivolge la sua attenzione di studiosa all’Ottocento tardo-romantico, con saggi illuminanti su Odilon Redon, Klinger, Böcklin, i Tedeschi- Romani e le loro influenze su De Chirico; sui Preraffaelliti, su Manet, su Monet, Degas, su Berthe Morisot, pittrice che fa trapelare il tema – sempre sottilmente presente- della figura femminile nell’arte. L’interesse per i pittori del XIX secolo si modula in pubblicazioni per mostre internazionali, in volumi e articoli e nella serie di racconti ispirati alle vite d’artista, che mettono in dialogo Marisa Volpi con la tradizione della Kunstnovelle e della scrittura d’arte di Anna Banti (Lucia Lopresti 1895-1985, moglie di Roberto Longhi).
Il lavoro di narratrice si coniuga, fino al pensionamento, con la scelta degli argomenti dei corsi e – fino all’ultimo periodo della sua vita – col rapporto con gli artisti: Marisa Volpi sostiene attivamente il lavoro di Giosetta Fioroni, Nino Franchina, Beverly Pepper, Aurelio Bulzatti, Lino Frongia, Marilù Eustachio, Ruggero Savinio, Alessandra Giovannoni, Mario Nigro, Costantino Nivola, lo “scultore amico” di Orani, a cui dedica una delle ultime pubblicazioni, nel volume Carlo Bavagnoli. Costantino Nivola. Ritorno a Itaca (Nuoro 2010).
Narrativa
Nel 1978, riprendendo una passione per la narrativa che arriva dall’infanzia, comincia a scrivere racconti. Dal 1982, sostenuta da Cesare Garboli, ne pubblica alcuni su “Paragone” e poi in volumi, il primo dei quali, Il maestro della betulla (Vallecchi 1986) – “libro pieno di passione e di fuoco” – vince il Premio Viareggio.
A questo volume ne seguono numerosi altri (elencati nella sezione Narrativa), che raccolgono i suoi racconti, sia quelli di argomento finzionale, sia quelli ispirati alle vicende biografiche degli artisti. Marisa Volpi pubblica anche, in diverse riviste e in un volume edito da Edizioni Medusa, pagine scelte dai suoi Diari che, insieme ai raffinati interventi sui temi della scrittura, dell’autobiografia, della creatività, affermano la sua presenza nel panorama letterario del Novecento.
Premi e riconoscimenti
Premio Viareggio per la Narrativa 1986
Premio Vallombrosa 1988
Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana: data del decreto 1 giugno 2001 (nella foto la cerimonia della consegna, con il Presidente Carlo Azeglio Ciampi)
Professore Emerito della Sapienza Università di Roma
(a cura di Antonella Sbrilli e Sara De Chiara)